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martedì 5 novembre 2013

Italia, il paese che scaccia i suoi figli

Dopo aver letto l'ennesimo articolo come pubblicato sulla Repubblica (Il paese che perde i suoi giovani), confesso di essere uno dei tanti che avrebbe tristemente desiderato andarsene da questo paese costituito ormai dal 70% di pecore idiote ignoranti e mafiose, capaci soltanto di addossare la colpa alla classe politica che di fatto rappresenta la cozzaglia di idee malsane di questo popolo pigro e falsamente agiato.

Nei famosi anni 80, ove tutti ammettono siano stati commessi errori politici imperdonabili (a proposito, tu che voti, ti sei mai chiesto perché uno come D'Alema è ancora lì dopo 30 anni? Il duetto con Occhetto lo ricordo soltanto io?), a scuola, durante la fatidica ora di educazione civica - ritenuta lesiva al fine di diseducare e rabbonire il popolo italiano e quindi prontamente rimossa dal palinsesto scolastico - si suggeriva un futuro in cui era necessaria la valorizzazione dei settori primario e terziario, viste le caratteristiche generali del paese.

Osservo con estrema tristezza l'oscena attualità del nostro paese, da cui giocoforza l'intelligenza fugge per antonomasia, sentendosi soffocare da atteggiamenti mentali - e purtroppo non solo - retrogradi e razzisti.

Non apprezzo in generale la filosofia di vita americana ma un'utile caratteristica a noi italiani manca davvero: il loro 'Yes, we can'. Qui si preferisce denigrare ed affossare un'idea se non sufficentemente lucrabile. L'atteggiamento mafioso è secolare.
Del resto, chi meglio del nostro attuale presidente della Repubblica rappresenta il vero italiota?

Eh già, non se ne esce.

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